lunedì 7 novembre 2011

Angeli

C'e' sempre un angelo. Per tutti. Ovunque. Ovunque ci sia una fila, una coda, ad esempio.
Pare si tratti di giovani angeli, di apprendisti, insomma.
Non che sia facile individuarli, ma dopo un bel po' di tempo speso in costante osservazione, puoi imparare a distinguerli.
Aveva l'aria un po' stanca, come tutti gli altri personaggi di quella scena che se ne stavano in piedi, incolonnati, sovrastati da un brusio continuo, insistente, fatto di voci, frasi, parole espresse in tante lingue diverse che  poi risultava una sola, un unico suono ancora piu' incomprensibile, qualcosa che finiva per ispirare, ai piu' superficiali, distanza e diffidenza. Aspettavano il permesso a sperare in una vita migliore.
E poi, sapete, non e' assolutamente vero che gli angeli non abbiano sesso.
Quell'angelo biondo, in top e shorts di pallettes azzurre ,che sedeva al banco di quel locale di periferia, con le sue lunghe gambe accavallate e le labbra lucide di gloss color fragola, non lasciava certo dubbi su quale fosse il suo.
Se ne stava li', in mezzo alle altre sue colleghe, disposte in fila, aspettando un cenno, un invito a un tavolo o ad un incontro nel prive'. Avevano anche lo stesso sguardo,  annoiato nel vedere ripetersi ogni sera lo stesso copione, ma al tempo stesso attente nel saper cogliere subito un possibile pericolo.
I soliti gesti, ripetuti mille volte, falsi, forzatamente lascivi, che quegli uomini credevano spontanei, tali da rappresentare la donna dei loro sogni erotici e che, invece, loro, le ragazze, ben sapevano non aver niente a che fare con la loro vera femminilita'. Ma anche questo angelo biondo se ne restava li', al suo posto, continuando a girare lo sguardo intorno a se', sorseggiando il suo Blue Spring, utiilissimo a coprire un inevitabile senso di nausea.
Esistono addirittura angeli-bambini.
Un giorno, ne scorsi uno, seduto con le gambe incrociate sul suo letto. Sfogliava un libro cartonato pieno di farfalle colorate. Aveva la pelle chiara che si scorgeva sotto il pigiamino verde, grandi occhi blu e la stessa testolina rasata degli altri suoi compagni di corsia.
Ma il suo sorriso, fresco e leggero come un venticello di primavera, riusciva a spazzare via perfino il terrore che aggrediva puntualmente i suoi genitori ogni volta che si aggiornavano sulla sua cartella clinica.
Quel sorriso era assolutamente quanto di piu' lontano potesse esistere da concetti come malattia, dolore, morte.
Cari, giovani angeli!
Cosi' belli e cosi' stanchi.
Perche' stanca. Ma se non si tocca il dolore, se ci si rifiuta di immergerci nella sua vischiosa densita', come si puo' pensare di provare a capire, a comprendere, fino in fondo , questa povera umanita'....