lunedì 7 novembre 2011

Angeli

C'e' sempre un angelo. Per tutti. Ovunque. Ovunque ci sia una fila, una coda, ad esempio.
Pare si tratti di giovani angeli, di apprendisti, insomma.
Non che sia facile individuarli, ma dopo un bel po' di tempo speso in costante osservazione, puoi imparare a distinguerli.
Aveva l'aria un po' stanca, come tutti gli altri personaggi di quella scena che se ne stavano in piedi, incolonnati, sovrastati da un brusio continuo, insistente, fatto di voci, frasi, parole espresse in tante lingue diverse che  poi risultava una sola, un unico suono ancora piu' incomprensibile, qualcosa che finiva per ispirare, ai piu' superficiali, distanza e diffidenza. Aspettavano il permesso a sperare in una vita migliore.
E poi, sapete, non e' assolutamente vero che gli angeli non abbiano sesso.
Quell'angelo biondo, in top e shorts di pallettes azzurre ,che sedeva al banco di quel locale di periferia, con le sue lunghe gambe accavallate e le labbra lucide di gloss color fragola, non lasciava certo dubbi su quale fosse il suo.
Se ne stava li', in mezzo alle altre sue colleghe, disposte in fila, aspettando un cenno, un invito a un tavolo o ad un incontro nel prive'. Avevano anche lo stesso sguardo,  annoiato nel vedere ripetersi ogni sera lo stesso copione, ma al tempo stesso attente nel saper cogliere subito un possibile pericolo.
I soliti gesti, ripetuti mille volte, falsi, forzatamente lascivi, che quegli uomini credevano spontanei, tali da rappresentare la donna dei loro sogni erotici e che, invece, loro, le ragazze, ben sapevano non aver niente a che fare con la loro vera femminilita'. Ma anche questo angelo biondo se ne restava li', al suo posto, continuando a girare lo sguardo intorno a se', sorseggiando il suo Blue Spring, utiilissimo a coprire un inevitabile senso di nausea.
Esistono addirittura angeli-bambini.
Un giorno, ne scorsi uno, seduto con le gambe incrociate sul suo letto. Sfogliava un libro cartonato pieno di farfalle colorate. Aveva la pelle chiara che si scorgeva sotto il pigiamino verde, grandi occhi blu e la stessa testolina rasata degli altri suoi compagni di corsia.
Ma il suo sorriso, fresco e leggero come un venticello di primavera, riusciva a spazzare via perfino il terrore che aggrediva puntualmente i suoi genitori ogni volta che si aggiornavano sulla sua cartella clinica.
Quel sorriso era assolutamente quanto di piu' lontano potesse esistere da concetti come malattia, dolore, morte.
Cari, giovani angeli!
Cosi' belli e cosi' stanchi.
Perche' stanca. Ma se non si tocca il dolore, se ci si rifiuta di immergerci nella sua vischiosa densita', come si puo' pensare di provare a capire, a comprendere, fino in fondo , questa povera umanita'....

domenica 14 agosto 2011

Isola

E´stato detto: "Siamo mondi da esplorare."
Credo sia proprio cosi´. Ed allora, non ho dubbi, sono di certo un´isola. Una piccola isola, in mezzo ad altre, in un bizzarro e disordinato arcipelago immerso in un  fluido e denso blu cobalto. Piccola e tondeggiante, facilmente raggiungibile grazie  alla sua costa, pur cosi´irregolare, ricca di spiagge, calette, insenature invitanti ed accoglienti.
Apparentemente facile da conquistare...Ma il meglio lo si puo´ scoprire solo in certi anfratti, in certe grotte nascoste e di angusto accesso dove solo la luce, il colore e il suono del mare dominano il tempo e le emozioni.
Quelle grotte sono la sede dei miei sentimenti, delle mie sensazioni piu´intime, del mio piacere e del mio profondo amore.
Nell´entroterra a tratti boscoso, sassoso, franoso,  ci sono delle piccole costruzioni, un po´scalcinate. Sulle loro facciate, in pietra , si arrampicano magicamente selvatici rami di caprinella , veronica e  caprifoglio. I cancelli sono intrecciati, invasi di verbasco.
Ognuna di queste case custodisce esperienze, ricordi, attimi di  gioia e di inquietudine.
C´e´quella della mia infanzia : bassa,  bianca, con il vialetto di ghiaia e la piccola bici appoggiata al muro. Dentro vi e´ancora tutto il mio gioioso stupore ogni volta che, di sera al tuo ritorno, ti vedevo apparire in fondo a quel viale pieno di sassolini grigi, e mi torturava la curiosita´di scoprire cosa nascondevi tra le mani che tenevi nascoste dietro le spalle... quale sarebbe stata la sorpresa: un gelato, un pupazzo, caramelle...E poi il tuo abbraccio e quel profumo di dopobarba che mai dimentichero´e che ho cercato in ogni altro uomo ho, poi,  stretto fra le mie braccia.
Piu´in alto, in cima alla collina, appena sopra le terrazze profumate di timo, finocchio e alloro che degradano verso il mare, si trova la mia casa di ragazza allegra, imbranata, curiosa , imbronciata, con quel continuo senso di inadeguatezza che mi spingeva a cercare, quasi affannosamente, uno spazio di solitudine che finiva per apparirmi , infine, come un rifugio di salvezza.
Sulla costa orientale, a qualche chilometro dal porticciolo, c´e una costruzione cubica, assolata, un po´ isolata. Il porticato, lungo tutta la sua larghezza,  le dona il sollievo dell´ombra e la possibilita´di godere della brezza che proviene dal mare. Una tavola lunga di legno, dipinta verde chiaro,.Sopra una cesta con dell´uva, un libro. Sedie impagliate, un gatto, piante di basilico e di menta. E´ la casa della mia maturita´, della responsailita´, dei dubbi, del disincanto, ma anche dell´amore cosciente, cresciuto, godibile pienamente, della ricerca del piacere reciproco come dono estremo e  consapevole.
La casa della mia vecchiaia sara´sul mare. Piu´ trascorre la nostra vita e meno temiamo gli "attacchi  dei pirati". Ci si sente piu´sicuri o forse solo piu´ ironicamente incoscienti e sfrontati.
Stasera c´e´una grande luna, tanto vicina e luminosa.che  sembra desideri  bagnarsi in queste acque....insieme a me.








sabato 13 agosto 2011

La mia vita.


Vorrei essere stata piu' scaltra.
O forse piu' istintiva.
Magari meno idealista.
Senz'altro un tantino piu' calcolatrice.
Decisamente piu' attenta ed affidabile.
Logicamente razionale e pratica.
Ovviamente assai meno passionale e sognatrice.
Sicuramente piu' equilibrata e costante.
Ma mi sono lasciata conquistare, innamorare
da questa mia Vita
e l'ho vissuta cosi',
come ha voluto Lei !

martedì 24 maggio 2011

" L`amore attento "

Il tuo Amore
non e´un amore romantico.
E neanche focoso.
E neanche disperato.
E neanche sofferto.
Il tuo Amore
e´grande
perche´ e´un amore
attento,
vigile,
mai distratto.
Posso sentire il tuo sguardo,
sulle mie spalle,
sempre.
E posso essere certa,
non per gelosia,
ma per attenzione.
Ci vuole attenzione
per far crescere un  Amore.
Il resto,
lo lascio alle canzonette.

"Tutto il bene"

Io e te,
" la nostra famiglia ",
come dicevi tu.
Insieme
io e te.
Non ci e´mancato
mai niente.
Neanche quando
erano persino
la casa,
il lavoro,
la salute
a mancare.
Con te
c´era sempre tutto.
Tutto il bene.
Non mancava niente:
c`eri tu.

lunedì 9 maggio 2011

" Queen "

I felini....da sempre la sua passione! Aveva si' e no 5 anni quando suo zio  lo riempiva di riviste e videocassette del National Geographic che lui divorava letteralmente," le finiva con gli occhi", come diceva sorridendogli teneramente sua madre. Quella mattina si era svegliato con il ricordo di quel sorriso. Quanto era fiera del suo piccolo Howard ! Si preoccupava solo un po' per quei silenzi incomprensibili, per quei momenti che lo osservava, a sua insaputa,   ripassare e ripassare con le dita le pagine di quei giornali, di quelle belle foto di animali, completamente rapito, quasi in uno stato di estasi. Poi si scrollava di dosso quel disagio, quella nausea  che le montava  addosso, come stesse subendo il tentativo di un  abbraccio da parte di uno sconosciuto malintenzionato. Era solo un bambino e i bambini, perdinci, hanno diritto di fantasticare!
Howard sognava e desiderava. Aveva gia' scoperto cos'era il desiderio. E quel desiderio era continuato a crescere con lui. 
Erano passati molti anni. Dopo la morte dei suoi genitori Howard si era trasferito a Seattle diventando uno dei circa 40.000 dipendenti della Boeing Company, la grande industria aeronautica. Era operaio specializzato, lavorava in squadra, guadagnava abbastanza bene, o perlomeno a lui bastava  e avanzava. Aveva la sua casa, la sua auto, il suo grande frigorifero, insomma si sentiva egregiamente integrato nel sistema.
Vivere solo non era stato assolutamente un problema per un tipo come lui. Certi giorni non aspettava altro che potersene restare tranquillo, nella sua casa, nel suo garage, a fare progetti. O meglio, a dedicarsi  al suo grande progetto. Quello che era diventato lo scopo da raggiungere , il premio finale, la sua conquista, la sua vera realizzazione.  Ed ora, lo sentiva, mancava davvero poco a vederlo pienamente completato.
Qualcosa lo distrasse dalle attivita' domestiche alle quali si dedicava al ritorno dalla fabbrica. Era un rumore. Lo conosceva bene. E sapeva anche da dove proveniva: dal suo garage. Rimesto' ancora la carne a tocchetti nella ciotola e scese. 
Doveva stare attento. Queen stava diventando pericolosa e aggressiva. Apri' il bandone basculante del garage con vigile cautela.
Queen diventava docile, tremante e atterrita solo quando Howard impugnava la sua "Cheyenne". Allora si acquattava e non mostrava piu' i denti, non gridava, non  spalancava i suoi grandi occhi , non allargava le narici scure e umide.  Diventava una gattina sotto le sue mani esperte. Mancavano, infatti,  solo poche macchie, sui glutei. Queen era bellissima, il muso perfetto, anche  la pelle maculata intorno agli occhi e al naso era stata tatuata perfettamente. Che fortuna per lui aver conosciuto quel   vecchio tatuatore navajo a Phoenix.
Ia campanella alla catena di Queen tintinnava : aveva fame la creatura ! Anche la scelta di quella ragazza di origine asiatica si era rivelata davvero ottima. Infatti il colorito ambrato della sua pelle era perfetto come sfondo alle macchie, tondeggianti, brune, che Howard tatuava con cura e dovizia ormai da quasi un anno, con almeno tre sedute quotidiane.  E anche rapirla non era stato poi cosi´ difficile. Quella ragazza batteva da mesi intorno al quartiere e un uomo solo.....e´ lecito che si conceda un po´di compagnia....
Inoltre era immigrata da poco e conosceva poco la lingiua,  Meglio cosi'. Durante le sedute di tatuaggio non veniva distratto, disturbato. Queen non avrebbe gridato per tutto il  tempo, tanto non avrebbe capito le sue parole, le sue inutili, patetiche .fastidiose richieste di pieta´. A poco a poco i suoi lamenti, pur continui, erano diventati perfetti latrati, mugolii, sibili.  Spesso si limitava a grattare, con ormai  le lunghe unghie, il suolo del garage.
Cosi' Queen aveva imparato ad essere docile e collaborativa, cosa che rendeva tutto piu' bello e meno doloroso. 
_Vieni, vieni, toh..Ecco la tua carne di cavallo bella fresca!...Mangia ! Come sei bella Queen !.. Guarda ho un bel regalo per te, ma te lo daro' solo quando avremo completato il tuo bel manto, amore..-
Queen solleva il muso e stringe i suoi occhi obliqui... una goccia scende a bagnare la sua meravigliosa pelle di leopardo. Mangera´ tutto il contenuto della ciotola e si sottomettera´all´opera del suo padrone. Spera che oggi finisca il lavoro. Quando il suo corpo sara´totalmente maculato, se Howard sara´soddisfatto, meritera´il suo dono. Il lungo guinzaglio con il collare di pelle nera e borchie di metallo con inciso il suo nome : Queen, la regina della savana.




giovedì 10 marzo 2011

La musica di Milu' II parte




Milu' adesso non guardava piu'sua madre. Non ne aveva piu' necessita'. Conosceva gia' , fin troppo bene, le parole, le spiegazioni tante volte ripetute: la bambina aveva 5 anni , era con il padre, in auto, un incidente, un terribile incidente. Suo marito, primo violino del teatro Stavovske, lo stupendo teatro degli Stati di Praga, mori' sul colpo. Milu' era in prognosi riservata, in pericolo di vita a causa di un trauma cranico grave, resto' in coma per sei mesi. Ce la fece a reagire ma perse per sempre l'udito a causa delle tante fratture e ai danni irreparabili alle delicatissime strutture interne di entrambi le orecchie. La testolina della bimba, infatti, era rimasta incastrata con entrambi i lati temporali  tra le lamiere dell'auto che si era ribaltata piu' volte sulla strada.
Ma le farfalline conoscevano cosi' bene la musica che suo padre provava e riprovava nel suo studio mentre lei giocava con la mamma nella sua cameretta. Ogni fraseggio, ogni pausa, ogni nota, Era grazie alla loro magica arpa che riuscivano ancora a comunicare, lei e papa' e, Milu' era convinta: sarebbe stato cosi' per sempre.

La musica di Milu' I parte




Milu' era una bambina speciale.
La faccina tonda, come tondi e luminosi erano i suoi grandi occhi nocciola. E tonde ed incredibilmente capaci erano le tasche del suo grembiulino dove teneva stretti i suoi piccoli pugni paffuti allo scopo di nascondere incredibili tesori: una forcina con una pietruzza gialla, un sassolino di fiume, il tappo tutto storto e sbertucciato di una bibita, un mozzicone di pastello a cera rosso.
Tutti i piccoli amano raccogliere oggetti che i grandi non sanno piu' apprezzare. Perche' occorre avere un cuore semplice e puro per gioire delle piccole cose.
Ma Milu'conservava dentro di se' il tesoro piu' bello: un vero e proprio segreto.
Spesso la mamma la lasciava uscire fino fuori dal cancello della casa in paese e la seguendola con lo sguardo la vedeva incamminarsi verso il boschetto dietro la vecchia tinaia ormai abbandonata. La lasciava fare, non c'erano pericoli laggiu' ,ma le dava un po' pena notare quanto la sua bambina preferisse la solitudine alla compagnia di altri coetanei.
Invece Milu' era proprio felice quando poteva restare un po' da sola. Si', perche' solo quando in quei momenti poteva abbandonarsi all' ascolto della musica che proveniva dall'arpa magica della sua amiche segrete. Milu' le chiamava, senza pronunciare nomi, senza parole... solo chiudendo piano i suoi occhioni e portandosi una manina sul cuore. Dopo pochi istanti, puntualmente, il piccolo spazio verde si riempiva di una melodia che sembrava suonata dagli angeli da quanto era dolce e struggente. Milu' conosceva bene l'arpa costruita con legno di ciliegio e fili d'erba tirati, raccolti e fissati con robusti tralci di vite. Cosi' come sapeva bene chi erano i musicisti che la suonavano cosi' divinamente. Eccole li': le tre meravigliose e coloratissime concertiste,le sue adorate farfalline . Erano loro a farla felice con quella stupenda esecuzione ed ogni volta che quella magia si ripeteva, lei ricordava il patto e se ne restava ad occhi chiusi , in mezzo a tutta quell', armonia. Infatti sapeva,che se li avesse aperti, sarebbe cessata per sempre!
Poi, a concerto finito, se ne tornava verso casa, felice e commossa.
Fu cosi' anche quel giorno. Ma quando era a meta' della strada vide sua mamma con un'espressione tanto impaurita ...non capiva... non era poi cosi' tardi. Ad un tratto vide un uomo, usciva di corsa da un auto blu proprio vicino a lei, si muoveva tutto agitato, con le braccia a tratti per aria, a tratti sui fianchi, dondolandosi su e giu'...Capiva solo che la mamma si scusava e intanto era corsa ad abbracciarla e la teneva talmente stretta da non permetterle quasi di respirare.
L'uomo intanto si era avvicinato a loro, si stava calmando, le pareva. Milu' fisso' il volto di sua madre che si rivolse a quel signore:- Scusi, capisco il suo spavento, ma...la bimba non ha sentito il rumore della sua auto e nemmeno ...il clacson e la frenata... la mia Milu' ...e' sorda....

lunedì 7 marzo 2011

" L'abito della festa" II Parte



Chinando la testa permise al suo sguardo di indagare la propria persona dalla punta delle scarpe in su. Quasi per avere conferma di quello che ormai era fin troppo ovvio. Era lei la settima vittima.
Si rese conto solo allora del forte odore, simile alla canfora, di cui la stanza era satura. Scossa dal tremore continuo che si era impadronito definitivamente di lei, torno' ad osservare le ragazze. Bambole tutte nella stessa posa. Le braccia e le gambe distese, ormai irrigidite, non consentivano una corretta seduta. Se ne stavano appoggiate alle poltrone, cosi' , rigide,inteccherite. Dal colore del carnato si capiva che erano state uccise in periodi diversi . Ma perche' erano ancora in uno stato cosi' abbastanza conservato? Qualcuno aveva avuto cura di loro. La loro pelle era lucida, unta da chissa' quale unguento. Poi noto' gli anelli. Ognuna aveva un anello uguale alle altre. Con riluttanza si avvicino' per guardare meglio le pietre. Si trattava di opali, per tutte
Sussulto' al rumore di passi . Qualcuno scendeva le scale. Nel salone entro' Gary seguito da un' anziana signora dallo sguardo penetrante e freddo come l'acciaio.
-Cara, ti presento mia madre, Jane Harris. Mamma questa e' Eveline, la prescelta. The white lady.-
Sul viso della vecchia le labbra si stesero in una sottile ferita che avrebbe dovuto rappresentare un sorriso ed invece somigliava drammaticamente al taglio a mezzaluna sulla gola di ogni ragazza . La madre porse a Gary una scatolina.
-Ecco Eveline . Questo e' per te. E' una acquamarina. Assicura un'unione felice e duratura.-
Eveline si sentiva svenire ma afferro' il gioiello che Il giovane le stava porgendo. Inconsciamente volse lo sguardo verso i corpi sulle poltrone.
-Loro?... Non ti preoccupare..- Le sussurro' la donna con premura.-Non vi potranno piu' nuocere, niente potra' minare la vostra intesa. A loro Gary aveva donato un opale. Indica amore sincero. Ma non ne sono state degne. Tu si', lo sarai , invece. Sarete insieme per sempre...-
Intervenne il figlio: -Tu sola sarai la mia White Lady, candida, pura, leale. -
Le infilo' l'anello al dito. Poi sua madre si avvicino' senza mai staccare il suo sguardo di acciaio da Eveline.
_Tu sai che Gary e' destinato a diventare il Principe del Sonno ? Da piccolo durante un nostro viaggio in Amazzonia contrasse una raro morbo dovuto al morso di un roditore della foresta. Non esiste antidoto. E' destinato ad addormentarsi in eterno, cosi' all'improvviso. Uno dei primi sintomi di aggravamento, ci diresso allora, sarebbe stato un repentino abbassamento di voce, una raucedine insistente. Sappiamo che e' arrivato il momento. Ma non si trattera' di morte. oh no! Gary sara' il Principe del Sonno Eterno, della pace, della serenita'. E tu sarai la sua sposa. Lui ti ha scelto fra tutte loro.- Concluse con un largo gesto teatrale del suo sottile braccio verso le spettatrici senza vita intorno a loro.
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Quando diversi giorni dopo la polizia riusci', con l'utlizzo della fiamma ossidrica , a forzare la serratura del pesante portone e ad accedere all'interno della villa, solo l'agente Wood e il tenente Parson riuscirono ad entrare nella grande sala. L'odore era insopportabile, prendeva la gola e riuscire a resistere alla nausea era impossibile. Ma la vista era assai peggiore. Oltre a quello che Evelina aveva gia' scoperto ,al suo arrivo, i due poliziotti poterono notare, che al centro della sala, era stato sistemato anche un grande letto con lenzuola di seta e un coperta finemente ricamata. Su di esso giacevano un giovane uomo e una ragazza che sembrava una bambola, tutta vestita di bianco. Lui aveva un'espressione beata, tranquilla pareva che dormisse. La giovane invece aveva la stessa espressione delle altre, sedute in circolo intorno al lugubre talamo: occhi sbarrati dal terrore e il segno sulla gola di un'unica ferita da taglio precisa e profonda, sicuramente mortale. Il rosso del sangue, copioso sul vestito, sul letto, faceva risaltare il biancore del nastro dei capelli, della borsa, accuratamente sistemata accanto al corpo, delle scarpe.
In un angolo, quasi mimetizzata con i pesanti drappeggi dei tendaggi, si stagliava la magra figura di una vecchia signora che li stava osservando con aria spavalda e fiera.
- Sentitevi onorati : siete gli eletti, i primi che potranno testimoniare al mondo che il Principe del Sonno Eterno ha celebrato le sue nozze con White Lady, come il destino aveva deciso.

" L'abito della festa" I parte


Eveline aveva accettato volentieri di uscire con Gary. Era diventato un cliente piuttosto assiduo del bar, sempre gentile, ma mai appiccicoso, insomma non come quei tipi che cercano tutte le mattine di attrarre la tua attenzione con le solite stupide battute a doppio senso o pavoneggiandosi con l'amico o il collega, parlando, volontariamente a voce alta, delle proprie imprese sportive o, peggio ancora, amatorie.
Tra l'altro era rimasta colpita dal suo aspetto preciso, curato, anche se un po' anonimo, un po' antiquato. Sembrava proprio un tipo serio, misurato nei modi. Le si era sempre rivolto con un tono di voce pacato, un po' basso e leggermente roco che lei trovava incredibilmente sexy, proprio perche' naturale, di certo non studiato.Lo aveva confidato anche alla signora Ruth, la proprietaria del bar dove lavorava da due anni. Si trovava bene con lei e suo marito, il signor Dan. Le avevano insegnato il lavoro e la trattavano, ormai come una di famiglia. Era stata fortunata a trovare quel posto, adesso sentiva che poteva cominciare a fare progetti e mettere da parte qualche risparmio per il suo futuro.
La signora Ruth le sorrideva e le lanciava lunghe occhiate di intesa quando, solitamente, verso le 9.00, Gary entrava nel bar ordinando il suo caffe' lungo.
Ma si', aveva fatto bene a fissare quell'appuntamento . Alle 20.00 davanti alla chiesa di St. James.
Non sapeva bene dove lavorasse Gary. Senz'altro in una di quelle aziende di informatica o commerciali che erano cosi' numerose nel quartiere. Di certo li' non abitava. Arrivava sempre in auto e parcheggiava proprio davanti al bar. Veniva da fuori ma, durante le loro brevi conversazioni, non avevano mai toccato l'argomento. Parlavano di musica, invece.Pur non avendo gli stessi gusti. Gary amava ritmi lenti e sofisticati, mentre Eveline adorava il funky. In realta' sapevano poco l'uno dell'altra, ma avrebbero senz'altro approfondito in serata. Uscivano per questo insieme, no?!
Era proprio un tipo originale. Anche l'invito lo era stato. Gary le aveva parlato di una festa organizzata in una casa in campagna da una coppia di suoi amici, gli Harris. La festa era di quelle " a tema " .Aveva anche un titolo: "The white lady". Tutte le donne dovevano indossare un abito bianco, scarpe e borsa rigorosamente dello stesso colore, capelli raccolti in uno chignon fermato da un nastro, ovviamente bianco. Eveline non vedeva l'ora. Troppo divertente ed eccitante. Aveva cercato le scarpe da un mese fra le offerte dei magazzini della citta'. La borsa se l'era fatta prestare dalla signora Ruth, che ne aveva una stile anni '60, ma come nuova e che era perfetta con il vestito stile "bambolina" di Eveline. Si', era veramente uno zuccherino, cosi' agghindata, non c'e' che dire!
Si preparo' con cura e alle 19.55 era davanti alla chiesa ad aspettare Gary, che arrivo' puntuale. Durante il percorso la ragazza tempesto' Gary di domande sulla serata che li aspettava: era troppo curiosa! Lui sorrideva e ogni tanto si girava a guardarla teneramente senza peraltro darle tutte le informazioni che lei desiderava ormai piu' di ogni altra cosa.
Infine arrivarono alla villetta del grande evento. Le luci accese all'interno e la musica che sentiva provenire aumentavano la sua eccitazione. Gary la spinse per il braccio delicatamente verso l'ingresso.
Entrarono. Gary le sorrise e le chiese di attendere un momento il suo ritorno mentre lui cercava la padrona di casa.
Eveline intanto si guardo' intorno. La villa era una costruzione piuttosto vecchia e, rispetto all'esterno, le sembrava anche vagamente fatiscente. C'era odore di umidita', di muffa, di chiuso. Come fossa stata disabitata da molto tempo. Si allungo' dalla sedia e riusci' a sbirciare dalla porta socchiusa parte della sala. Vide una grande finestra. Era chiusa. No, spalanco' gli occhi, era sbarrata. Fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco quando si rese conto che c'erano due grosse assi di legno incrociate e fermate con grossi chiodi. Istintivamente si alzo' e si diresse verso il portone che trovo' chiuso con uno strano marchingegno di ferro mezzo arrugginito. Comincio' a provare affanno, come se i suoi polmoni avessero dimenticato il giusto ritmo , regolare, utile per la respirazione. C'era qualcosa che andava controtempo dentro di lei e che non riusciva piu' a controllare. Sapeva di cosa si trattava. Paura, era paura. Ma dov'era Gary? Segui' un'altra domanda : Chi era Gary?
Nella scala delle sensazioni umane dopo la paura , c'e' il terrore. E fu terrore, terrore che la penetro' nella carne, nella mente, nel cuore quando, spinta la porta, davanti ai suoi occhi si presento' una scena tanto orribile, quanto assurda, pazzesca.
La sala era addobbata a festa, fiori, festoni, candele di varie forme e colori accese, la tovaglia ricamata bianca e oro, calici di cristallo, piatti di porcellana fine, frutta.
Tutto intorno alla sala, in circolo erano sistemate sei poltrone di velluto blu.
Sei ragazze sedute, sistemate come tante bambole in mostra. I loro occhi fissavano sbarrati un punto invisibile al centro della stanza. La lora gola aveva lo stesso segno rosso scuro ,circolare, profondo. Erano perfettamente curate e truccate. I capelli raccolti in uno chignon e fermati da un nastro dello stesso colore del loro abito.
Ogni abito un colore: rosso, verde, azzurro, giallo, rosa, arancio.
Mancava solo lei: la White lady.

Quello che serve.


Ho quasi finito di preparare la lista di tutto quello che serve, ma sono quasi sicura di essermi scordata qualcosa.
Servono sicuramente il latte, le uova e un po' di buone maniere.
Biscotti, caffe', rispetto, giustizia.
Un bel sorriso aperto, una visita, due chiacchiere con chi sta da solo, formaggio e pomodori freschi.
Un chilo di pane, uva bianca, un messaggio sincero, un plaid sulla spiaggia d'inverno.
Un vecchio film, uno specchio ruffiano, un ammiratore tenero e imbranato, pepe rosa e zafferano
L'idea di un viaggio, un bikini a fiori, olio d'oliva e limoni.
Una foto amata, un ricordo dolce-amaro, datteri e noci.
Latte detergente, sapone, un blocknotes pieno di date e orari dimenticati.
Mele, arance, rimpianti, decisioni mai prese, un po' di concretezza
Una poesia, saggezza, follia, acqua di rose.
Un telo di spugna, una spazzola morbida, qualche brivido, una carezza leggera.
Un bacio da cinema, un mazzo di fiori esagerato, una torta iper calorica.
Il saluto gentile di un anziano, le lenzuola fresche di bucato,
Il notiziario della mattina, dignita', legalita', insalata e carote.
Sincerita', tolleranza, burro, zucchero.
Quelle 10 pagine del libro che mi ha stregato, una riproduzione di Chagall, te' alla menta, cacao.
Il tuo cuscino, le tue mani, il vino nuovo, due bicchieri da osteria.
Sogni a colori, progetti grandiosi, patchouli e incenso.
La tua pazienza, la tua affidabilita', schiuma da barba.
La mia fantasia, la mia sbadataggine, un rossetto geranio.
Una sciarpa, un paio di guanti, una canzone tanto triste, un bicchiere di Porto.
Una tazza a fiori, yogurt e miele, un po' di voglia di piangere.
Fazzoletti di carta, per le lacrime o per l'amore.
Coriandoli e stelle filanti per ogni tuo bel pensiero.

Nel mio cassetto.


Nel mio cassetto segreto ci sono cose che sono soltanto mie,
ma sbagli se credi che siano bei versi o sdolcinate poesie.
Ci sono oggetti dall'importanza assai banale,
tanto che dalla sorpresa, ci potresti restar pure male!

C'e' una matita che cambia colore a seconda delle parole.
Scrive rosso se e' amore che esprimere si vuole,
giallo come il limone se si tratta di gelosia,
verde se il tuo pensiero e' il piu' sincero che ci sia,
viola se ti senti bizzarro e ti va un po' di follia,
azzurro come un cielo limpido e terso
se ,spesso, nella malinconia ti senti un po' perso.

Poi un gomitolo di cotone, bianco e sottile , ci puoi trovare.
Mi serve quando tutti i miei ricordi in una collana voglio infilare.

In un angolo, lo vedi , la' in fondo, c'e' un sacchetto gonfio e rotondo.
Li' dentro ho messo tutto quello che ancora mi strabilia del mondo.
Il tuo passo appena dietro al mio, ogni tua carezza, anche la piu' distratta,
farei chilometri per non perderne neanche una, fossi matta!
Il suono della tua voce che per me non pronuncia mai parole amare,
vorrei saper staccare per te ogni raggio dal sole, sapessi come fare.

Infine se cerchi bene, ci trovi pure uno specchio.
Ma anche questo e' originale, davvero parecchio.
Se ci guardi dentro ci vedi il mare, una casetta e un porticato.
Sul tavolo dell'uva e un libro aperto , lasciato li' , come dimenticato.
Nella casetta c' e' il nostro Amore, quello di cui ci nutriremo ancora e quello che ci siamo gia' dato.

Ora comprenderai perche' del mio cassetto e dei suoi segreti sono cosi' gelosa.
Pensa che ogni volta che lo apro, nel giardino di quella casa in riva al mare, nasce una rosa.

Gocce.


Siamo acqua.
Siamo gocce.

Sono gocce le nostre cellule.
Siamo piccoli oceani di gocce.
Gocce di mare.
Gocce sempre un po' salate.

Gocce le nostre lacrime,
il conto che ci viene presentato
dopo tanto amore,

Di gocce sono fatti certi ricordi,
quando cerchiamo di ricreare l'immagine
di chi,
e' partito via lontano,
lasciandoci tutti i suoi bagagli,
nessun indirizzo,
solo un vago, impreciso appuntamento..

Gocce di sudore,
scendono
al ritmo
della corsa e dell'esercizio salutare,
del corpo a corpo senza fine
sul letto dell'amore piu' disperato,
della fatica del lavoro
clandestino e malpagato,
della paura nella solitudine,
piu' certa e assoluta.

Gocce di saliva
avide e dolci
intorno al boccone
piu' ghiotto,
preziose, di miele e di arancio
se scambiate
dalle nostre bocche
nei nostri lunghi baci.

Gocce
di ostrica e di mare
quelle del nostro raggiunto piacere.

Gocce
di vita
e di noi
queste tue parole
che piovono
su di me
senza far rumore
e che lasciano
sulla mia pelle
minuscoli aloni
di sale.

Calma.



Calma. Calma piatta stanotte.Da estate in citta'. Come altre notti, di altre estati, nella stessa citta'.
Calma piatta anche nel suo ufficio altezza strada, illuminato dai neon e dagli schermi dei videoterminali.
Calma piatta anche negli oggetti: le sedie, i tavoli, gli armadi, le porte, tutto sembra piu' fermo, piu' immobile del solito. Essi non hanno autonomia di movimento,. Vengono mossi, manovrati da qualcuno, altrimenti rimangono fermi anche durante il giorno. Ma la notte appaiono ancora piu' immobili. Forse perche' non c'e' nessuno che si muove intorno a loro. Non c'e' nessuno da cui assorbire energia. Se c'e' chi vi si muove attorno sembrano meno fermi. Perche' c'e' energia in azione.
Gia', energia. E' quella che manca dentro e fuori. Da troppo tempo tutto si trascinava come per inerzia. Era sempre mancato un qualcosa, non sapeva bene, forse un piccolo lampo oppure un click, ecco si', una accensione, una scintilla.
Invece calma, calma piatta. Ma ci si era abituato. Cosi' tanto da non poterne fare a meno. Perche' lo faceva sentire piu’ sicuro.
Mai piu' sorprese, scossoni, emozioni.
L'unica cosa viva, in quel momento, gli pare il suo caffe': scuro, denso, caldo come questa notte, appunto. Le cose liquide sono vive. Perche' l' acqua e' viva. E si muove. Scorre, cola, si versa, gocciola, si allunga sulle superfici. L'acqua e' vita e, come essa, puo' scorrere impetuosa o distendersi calma nello spazio che trova a sua disposizione.
L'acqua disseta, pulisce e non lascia odori. Anzi , quasi sempre riesce a detergere, cancellare.
La vita, invece, spesso secca la gola, come quando cammini in fretta con la bocca un po' aperta.
La vita non ti lascia pulito. Ti lascia segni, impronte, graffi, macchie piu' o meno visibili, ma sicuramente incancellabili.
La vita ti lascia addosso il suo odore. E ognuno ha il suo.
E il suo , R. lo conosce bene. Ma questa notte lo sente piu' intenso e pungente. Non sa definire se piu' o meno sgradevole. Come certe essenze troppo dolci e stucchevoli.
Come il sangue.
Anche il sangue e' vivo, ha il suo movimento e lascia tracce ed odori. Ma, a differenza dell'acqua, non puo' lavare e pulire. E'denso, appiccicoso e vischioso. Proprio come certe persone sanno esserlo e certe situazioni diventarlo.
Calma. Occorre calma in ogni situazione, con qualsiasi persona ci si relazioni.
Certo. Tutto deve svolgersi con calma. Come ci e' stato insegnato.
Gia',gli insegnamenti sono importanti. Sono indispensabili.
Come l'acqua.
Come il sangue.
Come la calma.
Se non si e' calmi non si e' precisi.
R. lo era. Ed era anche paziente e gentile con tutti.
Poi, chiusa la porta di casa, cosi’ come quella del suo ufficio, di notte, era solo . Era stata una grande fortuna quel lavoro. L’azienda aveva persino avuto difficolta’ a trovare una persona esperta, responsabile, capace come lo era lui, disponibile per un lavoro notturno e solitario.
Una fortuna per R.
Era come essere a casa. Fra le sue mura. In pace. Solo.
La solitudine era uno stato ideale.
Si abbandonava volentieri in quella calma come un feto nel liquido amniotico dell’utero materno.

Adesso R. si sente a posto, sereno. Nessun turbamento.
A differenza del pomeriggio quando la sua calma era stata interrotta, disturbata da quello stupido avvenimento.
Ma adesso tutto era passato e risolto.
Grazie alla sua tranquilla, riflessiva, ponderata determinazione.
Il lavoro si svolgeva senza intoppi, merito della sua esperienza e competenza.
Tutto rientrava nella normalita'.
Tutti gli equilibri erano ristabiliti.
L'orario. Era riuscito ad uscire alla solita ora per recarsi al suo ufficio, senza rischiare di non essere puntuale al cambio del turno.
R. lo sapeva. Uno come lui non agisce mai d'istinto. Le sue azioni sono sempre frutto di decisioni, di scelte selezionate in precedenza, con calma.
R. prova una netta avversione per i tipi collerici, passionali, rabbiosi. Uomini simili a bestie.
R. adora la giusta misura in ogni cosa.
Per questo sapeva che tutto sarebbe tornato a scorrere fluido e tranquillo, come sempre, come il suo caffe'.
Tra pochi minuti si aggiornera' sulle ultime news in tempo reale , mettera' su un po' di musica , che terra' come sottofondo mentre continuera’ a svolgere i suoi compiti. Gli piace sceglierla con attenzione la musica che ascolta. Non ama subirla, cosi', per caso.
Non accetta di subire, mai.
Stasera ha messo su "Round Midnight" di Miles Davis.
E' disteso. Controllato. Efficiente. Calmo.
Sono quasi le 03.51 quando un suono acuto e sgraziato, disturba l'ascolto del magico, misterioso equilibrio che generato dalla tromba di Davis.
Rumori disordinati, luci abbaglianti, intermittenti bianche e blu dai vetri.
Sono le 03.54 quando una voce maschile urla: - Aprite ! Polizia!-
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Erano le 21.56 quando la signora S. aveva denunciato la scomparsa di sua figlia M.
M. tornava a casa sempre abbastanza puntuale e avvertiva in caso contrario . Quella sera non era rientrata.
Ma presso la banca, per la quale lavorava a tempo determinato , quel pomeriggio tutti l’avevano vista uscire alla chiusura alle ore 15.50. Nessuno l’aveva piu’ vista. Lei, essendo nuova, non faceva confidenze ai colleghi , quindi nessuno sapeva se aveva qualche impegno in serata. Era cosi’ timida che molti dei suoi colleghi si stupivano dell’ energia che metteva nel contrattare e convincere i clienti delle buone offerte della banca. Voleva a tutti i costi quel posto per se’ e ci dava dentro davvero con grinta.
Alla domanda della polizia se era successo qualcosa di strano o di diverso dal solito alla ragazza negli ultimi giorni, i genitori non avevano saputo rispondere.Niente di rilevante. Tranne forse il racconto che qualche giorno prima la ragazza aveva fatto alla famiglia : un cliente che al suo sportello aveva avuto una reazione che l'aveva lasciata di stucco.
M. stava cercando di convincere il signore,come doveva fare da contratto ,di quanto sarebbe stato conveniente per lui accedere a nuovi modelli di fondi di investimento piu' rischiosi ma senz'altro a piu' alto e soddisfacente rendimento.
Sapeva di doversi mantenere sempre gentile, ovviamente, ma di "non mollare la preda", come le avevano insegnato al corso di 3 mesi organizzato dalla banca stessa. Cosi’ gli disse che lo avrebbe ricontattato per un nuovo appuntamento, cosi’ da poter approfondire e chiarire ancor meglio i particolari dell’investimento.
A quel punto il cliente stanco e irritato, si era alzato, era rimasto impietrito, li’ davanti a lei, in piedi e aveva continuato a fissarla muto, con uno sguardo fisso, duro e cattivo. La scena era durata forse giusto un minuto ma sembrava non passare mai e l'aveva lasciata turbata e impaurita. In seguito i colleghi l'avevano rassicurata: era un po' il rischio da correre quando si fanno offerte finanziare del genere ! Ci si passa tutti! Le avevano detto.
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Erano le 02.48 quando il corpo di M. fu ritrovato.
Era in fondo alla discesa di una rimessa a 300 mt circa dalla banca.
L'agente D. aveva acquisito, durante i suoi 10 anni di carriera , una certa capacita' di distacco ma ebbe la netta sensazione che quei meravigliosi occhi verdi sbarrati dall'orrore non se li sarebbe dimenticati abbastanza presto, come si augurava.
Una sola ferita: da lama, alla gola, precisa e profonda.
Molto, molto sangue. Per terra, sugli abiti, sulla borsetta che cadendo, poco piu’ in la’ si era aperta. L’agente vide spuntare qualcosa fuori. Un modulo per l’adesione ad un fondo d’investimento. Era praticamente tutto compilato mancava solo la serie di firme da parte del contraente. Al suo posto lesse alcune parole impresse, con una forza ,tale, quasi, da forare il foglio.

HAI INFRANTO LA MIA CALMA ! TI FERMERO’!”
M. non aveva, quindi, raccontato tutto l’accaduto per intero , di certo per non spaventare i suoi. Ma aveva conservato il modulo con i dati del cliente.
R. abitava in citta’, lavorava a due isolati dalla banca. Preferiva l’orario del pomeriggio per recarvisi perche’ lavorava di notte e la mattina riposava. Era un tipo preciso e amava decidere le cose con calma, le aveva risposto ad una sua prima offerta.
Erano le 03.20 quando, arrivo’ il medico legale, che per l’occasione aveva interrotto un’ autopsia in obitorio, infatti preferiva eseguirle la notte per evitare il giro dei parenti che il giorno passavano per i riconoscimenti. Sulla sua relazione trascrisse : ferita da arma da taglio alla gola. Morte quasi immediata per copiosa perdita ematica. Morte avvenuta intorno ore 16.00-17.00.

L’agente D osservava il padre e la madre di M. Come in trance, non staccavano gli occhi da quel corpo di ragazza che sembrava , adesso, quasi una farfalla abbattuta durante uno dei suoi piu’ meravigliosi volteggi e giaceva in quella posa strana, un po’ scombinata, quasi grottesca , in una immensa pozza di sangue.

Sangue : denso, appiccicoso, vischioso , come certe persone sanno esserlo e certe situazioni diventarlo.

Attitudine.

Abitudine ? No, piu' precisamente attitudine a saper accettare i soliti sguardi persi in particolari spesso banali, senza emozioni.
Spesso c'era chi gli passava davanti senza nemmeno notarlo.
Cosi' trascorreva il tempo a riflettere nella realta' silenziosa di quell'appartamento al terzo piano: una riproduzione di Matisse, il cappello e la sciarpa appese, i fiori secchi, un giornale, la lampada, la parete verde chiaro.
Tu non sei in casa.
Ieri sera: i tuoi occhi disperati, il naso arrossato, le ciocche scomposte dei tuoi capelli, le spalle scosse dai singhiozzi, il mascara colato, sembravi un piccolo clown triste in tailleur.
Ti sta aspettando. Intanto, stanco di tutto quello che lo circonda, si accorge che il giorno e la luce stanno cedendo spazio alla sera e quando ci sara' solo oscurita' , questa con tutta la sua densita' gli si riversera' addosso.
Allora, al tuo specchio, non restera' che rifletterla fino al tuo ritorno.

Marino e l'anima delle cose.

La sera che lo conobbi nella sala d'aspetto della stazione di una grande citta' del nord, ero nervosa, il treno ritardava, ero stanca e gia' in ansia per gli impegni che il giorno dopo mi aspettavano implacabili. Volevo arrivare a casa velocemente per cercare di rilassarmi e invece niente. Maledetto, fottuto ritardo! Marino era disteso su due sedie. Un mucchio di stracci di un unico colore indistinto vagamente verde-grigiastro. Una borsa a sacco strapiena di altrettanto ciarpame maleodorante, scarpe sformate e decisamente troppo grandi, giornali per cuscino. Gli occhi acquosi parevano specchiare il colore dei suoi abiti, la pelle del viso bruciata dal freddo, dal vento e dall'alcool che probabilmente era il combustibile che tirava avanti quel facsimile di essere umano. Insomma uno di quei relitti che ci troviamo quasi a calpestare nei nostri centri storici, parcheggi, stazioni, giardini pubblici. Niente di particolare per quello che mi riguardava, poi ero cosi' infuriata...figurati, ma chissa' che aveva da fissarmi con quel mezzo sorriso a presa di .... Poi vidi che stava arrivando, strascicando le sue grosse scarpe, verso di me e mi girai verso di lui piuttosto infastidita. Fidati di un tipo cosi'.... Ma, porca p.....accidenti a questo treno, guarda in che situazione mi devo trovare....
- E' sua questa?- E mi porge la mia stilo . -Le e' caduta mentre cercava il telefonino.- -Ah , ma guarda... grazie... non me ne ero proprio accorta....-
Meglio tagliar corto con questo qui....magari poi mi chiede soldi per andare a farsi un goccetto! ...Faccio due, tre passi avanti nella sala, tanto per creare un po' di spazio e distacco fra me e quel soggetto. Con la coda dell'occhio pero' vedo che continua a fissarmi,non sembra che abbia un interesse volgare o interessato, verso di me. Direi... che sorride ancora, ma mi guarda con malinconia, quasi come .....si' come se mi compatisse....Questa poi... Mi metto a girare in su e giu', cosi' da evitarlo. Dopo qualche minuto mentre sono gia' nuovamente immersa nelle mie ansie, mi fa : -Non le rispondera'!-
-Ma ...scusi..dice a me?- -Si' cara, dico a lei. Non rispondera' alla sua lettera. Non e' capace di comprendere il suo dolore e neanche il suo amore. Lui le evita le complicazioni e lei non e' altro che questo per lui, per la sua vita.-
Rimango in silenzio, incredula, confusa. -Non capisco...cosa mi sta dicendo? Insomma l'ho ringraziata. Ora basta, per favore...-
-La sua penna ha scritto parole che venivano diritte, diritte dal suo cuore e quelle parole lo hanno fatto sanguinare. La sua penna vibra ancora di tutto il suo disperato amore, di ogni suo appello, di ogni sua richiesta di ascolto e di comprensione, di ogni suo delicato ma ingegnoso tentativo di lanciare messaggi di intesa, di tagliare via frangie di incomprensioni, di insoddisfazioni, di fraintendimenti, di attese lunghe ed inutili, di desideri inascoltati, di sensazioni mai realmente condivise. Mi creda, chi ha ricevuto questa sua lettera non ha capito, ne' mai capira' le sue parole.. Lei ha fatto crescere da sola il suo amore, che e' diventato grande , ma quell'uomo non rinuncera' mai alla sua comoda, ricca, organizzata, sicura vita ,per lei. E' arrivato il momento di scrivere "fine" su un foglio bianco e in quella parte del suo cuore. Brucera' per un po', ma si rimarginera'. E questa penna non vedra' l'ora di scrivere altre parole, parole d'amore, di passione, di rabbia anche, perche' no, ma per chi avra' occhi sinceri e un anima vera, capaci di comprendere e che quelle parole raccogliera' come perle di fiume conservervandole come tali fra le cose preziose, anche se spesso, fuggevoli, che la vita sorprendendoci, ci sa donare.- Poi prese la sua sacca e regalandomi un ultimo sdentato sorriso se ne ando' portandosi via tutta la mia inutile e patetica collera.

Cinque streghette per amiche




A casa delle streghette......Nooo, ma che vi viene in mente?! , Questa non e' una storia che fa paura! Parlo di streghette buone, anzi buonissime, beh, a dirla tutta, sono un po'....matterelle, un po' buffe , un po' strane e imprevedibili, ma tanto, tanto simpatiche.
Io ne conosco cinque, ma non posso dirvi dove abitano, perche' ho giurato loro di tenere il segreto. Sono cosi' permalose e vendicative!....Io posso andare a trovarle solo a certe ore dell'alba, quando tutti, o quasi, dormono. Le loro casette non si trovano mai nello stesso luogo. Le streghette che io conosco hanno imparato a giocare con lo spazio e il tempo. Mi dicono loro quando e dove sono e quando e dove mi e' permesso andarle a trovare.
Non e' certo cosa tanto facile prendere un appuntamento. Sapete, hanno abitudini assai diverse da noi tutti, direi piuttosto stravaganti. Cerchero' di illustrarvele con qualche esempio.
Tanto per cominciare appena si alzano, infilano i loro piedi in grossi scarponi da roccia poi vanno a lavarsi nella conca di acqua piovana fuori nel loro giardino. Intanto in cucina si spande il profumo della loro prima colazione: una calda, coloratissima , saporita peperonata, pane caldo e croccante e vino rosso. Piu' tardi le streghette vanno a raccogliere le erbe per le loro pozioni magiche, quelle che preparano nascoste da sguardi curiosi, in cantina. Se ne stanno li' sotto, quasi tutto il giorno bisticciando fra loro, sugli ingredienti, le quantita', i sapori, i loro effetti benefici o meno.... Hanno proprio dei bei caratterini, non c'e' che dire! Poi arriva la sera e dopo una cena a base di latte di cammella, torte, ciambelle e biscotti di farina di saggina, semi di zenzero, olio di carrube e moscerini caramellati, si preparano per le loro serate danzanti. Certo, perche' se c'e' una cosa che le fa davvero impazzire e' ballare. Ballare si', ma esclusivamente al ritmo della loro musica, che ben poco ha da spartire con quella che le nostre orecchie sono abituate ed educate ad ascoltare.
In una grande stanza drappeggiata con tende tessute di lunghi capelli a loro appartenuti in gioventu',( scusate dimenticavo di dirvi che la loro eta' media e' di 450 anni), una di loro percuote con forza, alternando le braccia, un enorme tamburo. Si chiama Arnicettola e' alta, robusta e forzuta, a 280 anni riesce a sollevare una botte di vino quasi senza sforzo, ma non va contrariata, perche' si arrabbia con facilita' e ....sono dolori!..
Poi seduta piu' in la', vicino alla finestra, di solito c'e' la piu' minuta, magrolina, con lunghe treccie bianche arrotolate sulla testa a formare una specie di corona ingraziosita da fiorellini di tutti i colori. Lei e' la specialista in olii e candele profumate e magiche. Infatti chi si lascia abbandonare alle loro fragranze si innamora perdutamente di lei. Non ci crederete, ma vi assicuro che fra i suoi ultimi "fidanzati" vi sono nomi illustri di principi, uomi di stato, di potere, attori, ballerini e ....maghi, tutti caduti nella sua fascinosa rete. Solo che non lo possono ricordare,ma sono stati ,tutti , pazzi d'amore per questa seducente centonovantasettenne! Sedivrilla, cosi' si chiama , suona il violino, mentre Caperondria strimpella un pianoforte sconquassato e scoperto, dal quale saltano su e giu' ,continuamente, paperelle e pulcini che vi si rifugiano a fare la nanna.
Fra le note di questa musica balorda e squinternata Muvolindra e Zarpendrelia zompettano, salticchiano, si dondolano, ,girano su se' stesse come trottole senza piu' equilibrio, facendo frusciare, ondeggiare le lore gonnellone logore e sdrucite,piene di macchie e patacche.
Ma sono felici, davvero felici e si divertono da matte! Tutta questa allegria e' facilmente provocata anche da qualche boccale di troppo della loro bevanda preferita, dopo il vino da loro stesse prodotto: la bucinka, una specie di grappa a base di bacche, radici e aculei finemente tritati, lasciati a macerare e poi mescolata a sciroppo di licheni e muschi. Di bucinka e dei suoi 90 gradi alcolici ,non possono fare a meno in feste da ballo del genere che durano , in media, circa una settimana di seguito, senza sosta.
Ma le mie care amiche streghette sono anche tanto dolci e si commuovono spesso. Amano cosi’ tanto tutti gli animali che non si cibano di loro, ma ci convivono per tutta la loro vita, gioiendo di loro e con loro.
Quando poi sono stanche vanno a coricarsi su stuoie di cocco e si mettono sotto a soffici coperte ottenute dall’intreccio di penne e piume di uccelli, galline, anatre, oche .
L’ultima volta che mi hanno invitata mi hanno fatto un dono molto, molto speciale: una sveglia.
Certo e’ diversissima da tutte quelle che ho posseduto. Intanto non segna le ore. L’ho gia’ detto : le care streghette hanno superato la dipendenza dal tempo e dalle sue ferree leggi. Infatti al posto delle 12 ore ci sono le sensazioni, i sentimenti.
Eccoli qua: *Amore
*Allegria
*Bonta’
*Cortesia
*Dolcezza
*Fiducia
*Ottimismo
*Perdono
*Ragione
*Solidarieta’
*Simpatia
*Tenerezza
Ho sistemato questa sveglia accanto a quella che usavo abitualmente, quella delle ore, del tempo che passa, ma adesso guardo , con attenzione, solo quella delle mie adorate streghette. Loro mi hanno insegnato che non conta quanto e’ il tempo che ho passato o quello che mi resta da passare .L’importante e’ come l’ho trascorso, come lo trascorrero’, come lo avro’ speso e come lo spendero’ e per chi. Questo e solo questo deve influenzare le mie azioni e le mie scelte e io sono grata a tutte e cinque, per questo prezioso insegnamento.
A proposito : tenete per voi questo segreto ! Mi ero dimenticata di dirvi quanto sanno essere gelose della loro privacy e quanto non ci convenga correre il rischio di violarla……

giovedì 3 marzo 2011

Il ricevimento di Lisa.

Lisa sapeva che nel suo ambiente certe frequentazioni erano assolutamente necessarie. Favorivano la carriera e aumentavano la curiosita' sul  personaggio. Lo aveva imparato in tanti anni di teatro, cinema, tv. Il suo ex agente glielo aveva sempre suggerito : organizza feste, eventi, ricevimenti con  tanta gente, colleghi, giornalisti, qualche bella ragazza sconosciuta e vogliosa di non esserlo piu' , sportivi, curiosi. Qualche foto sui giornali, un servizio in tv all' ora giusta, tutto poteva servire a farti riemergere dalla nebbia, quando il pubblico, distratto da qualche nuovo astro in ascesa, ti aveva lasciato in qualche angolo buio del proprio cielo privato. -Quando una stella ha perso un po' della sua luce ...spariamoli contro un bel po' di  riflettori!- Urlava il suo vecchio agente Garretti  con la sua voce sgraziata e bruciata dai tanti sigari e dai troppiDelirium Negroni.
Sarebbe stato un bel ricevimento quello di quella sera, perfetto. 
Aveva voluto organizzare tutto da sola. I tavoli erano pronti sistemati tutti intorno al salone, al piano terreno della villa. Le tovaglie di fiandra acquistate anni fa candide e raffinate, i calici lavorati finemente brillavano ad ogni riflesso di luce , i piatti di porcellana di Limoges disposti a lato, le posate Impero d' argento 800, perfettamente allineate sul tavolino a destra, a sinistra le bevande, le brocche, i vini prestigiosi, tra questi il Barolo che veniva direttamente dai possedimenti che Silvano, suo marito, aveva a Diano d'Alba nelle Langhe.
Dalla cucina arrivavano gli effluvi di una cena sontuosa. Lisa era sempre stata una cuoca capace e ambiziosa.  Aveva preparato primi piatti di pasta fresca,al ragu' e al tartufo,  carni arrosto, cacciagione in salmi', ogni tipo di verdura grigliata, funghi fritti e trifolati,  E poi i dolci::  frittelle, biscotti, spume, bigne', crostate, torta di pere madernassa, dolce di nocciole con zabaione di moscato.
In ghiacciaia una ventina di bottiglie di Classese di Travaglino, pronte per un infinito numero di brindisi.
Tutto era pronto. Anche Lisa lo era. Passo' dall' ingresso e diresse lo sguardo verso la sontuosa specchiera antica che rifletteva con cinica fedelta'  l' immagine di quella che un tempo era un simbolo di seduzione e che grazie all´armonia  del suo corpo statuario scatenava il desiderio e la fantasia di ogni spettatore e, spesso, spettatrice. Infatti era stata spesso corteggiata da giovani e belle donne, che vivevano dentro di se' il conflitto fra sentimenti diversi: ammirazione, invidia, lussuria, voglia di trasgressione e di nuove avventure sempre piu' ......"con il vento contro da togliere il respiro" come diceva lei stessa, ogni volta che si lasciava andare a un nuovo impossibile , incredibile, improbabile menage. Dopo ogni esperienza amorosa, consumata sempre con maggiore sfrontatezza,  si sentiva svuotata, come se  niente le rimanesse dentro, addosso, niente di quei patners cosi' rapaci.
L'abito lungo di moire' verde- azzurro seguiva e catturava la luce ad ogni suo movimento, ad ogni suo respiro, cangiando l'intensita' dei toni del colore, come acqua di mare accarezzata in superfice dalla brezza. 
La sua pelle, un tempo tesa, morbida, compatta, luminosa si era spenta gia' da qualche anno. Anche dentro di lei si era spento qualcosa, nei suoi occhi, nei suoi gesti, nei suoi passi, nella sua voce che ormai non avrebbe incantato, rapito, soggiogato nessuno  Lisa ricordava lo stupore,  dapprima quasi infantile,  che si era impadrionito di lei,  a poco a poco, quando si accorse  di quanti si dimenticavano di lei, di quanti non ricordavano il suo nome, il suo fascino, il suo stile.  Fu allora che, perso suo marito Silvano, si ritiro' in quella villa a Diano d' Alba, ultima proprieta' che le era rimasta, dopo aver pagato tutte le pendenze che si erano accumulate negli anni, per speculazioni sbagliate,  spese folli per mantenere sempre nuovi  giovani amanti dai quali dipendeva per sentirsi ancora viva e desiderabile. Ma, con gli anni,  essi sembravano trasformarsi sempre piu´in  iene che non aspettavano altro che una sua futura,  piccola distrazione,  per attaccarla in qualche parte vitale con  il loro morso definitivo e mortale.
Si avvicino' allo specchio e ripasso' sulle labbra il rossetto  Voleva essere una padrona di casa perfetta per i suoi invitati. cosi' da poterli mettere a proprio agio e godere della  favolosa festa che aveva preparato per loro.
Il campanello suono'. Tre volte, come fissato. Ando' ad aprire. Sul portone si presento' Mr. Violence, cosi' aveva soprannominato il suo primo e , per questo, piu' importante, ospite della serata. 
Lo guido' verso la sala. poi rimase di spalle al suo invitato. Gli rivolse il suo primo ed  ultimo invito:- Ora!- 
la sua voce sembra aver ritrovato la vecchia vivacita' e rieccheggio' nella grande stanza. O cosi' sembro' a Mr Violence che non dopo aver assaggiato una fetta di torta alla nocciiola ed aver trangugiatio  tre flutes di Classese, se ne ando' sbattendo il grande portone di larice.
Due ore piu' tardi qualcuno comincio´a suonare alla villa e dopo una ventina di minuti comincio' un grazioso e simpatico ritmo bebop fra campanello e trillo del telefono che gli invitati sorpresi e spazientiti contribuivano a produrre, non comprendendo il motivo di tanto ritardo da parte della padrona di casa  a fare accedere al party la piccola folla variopinta che assediava, ormai,  il giardino.
Dopo due ore di attesa qualcuno chiamo' la polizia. Qualcosa di strano doveva essere successo.
Il commisario Arganti entro' da un balcone che dava direttamente nella grande cucina. C'era un ottimo profumo e pensava alla sua cena  saltata per quella chiamata urgente. Addio ossibuchi allo zafferano! Eh si', Giulia non lo avrebbe mai perdonato! Avevano fissato una settimana fa! Povera cara!
Nessun  rumore! Solo tanti odori di cibo! Un vero e proprio tripudio ollfattivo. Si  affaccio' sulla grande sala, ma non si rese conto subito del corpo di Lisa che giaceva bocconi sul vecchio tappeto,  le gambe leggermente piegate come se avesse voluto saltare di nuovo in piedi con un  guizzo  e sbalordire cosi´ i suoi invitati.
Il commissario apri''la villa , una sessantina di persone si riversarono verso la  grande sala.. Scena impeccabile per una festa impeccabile: tavole imbandite , luci,  musica. (Lisa aveva messo su un brano interpretato dalla calda voce di Ella Fitzgerald., "Dream a little dream of me").
Lisa aveva cosi' firmato la sua ultima scena, quella finale. Aveva pagato un killer di professione e gli aveva commissionato il proprio omicidio. Percio' gli invitati al suo ricevimento sarebbero stati il suo ultimo pubblico che avrebbe assistito incredulo, impaurito,  alla fine del suo dramma.
Mr. Violence si sedette silla poltrona del volo aereo per Citta' del Mexico. Aveva fatto un buon lavoro preciso e pulito. La sua clente, Lisa Stanton, sarebbe stata soddisfatta. Le  prime pagine dei maggiori quotidiani e magazines sarebbero state per lei, come tanti, tanti anni prima..


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"Un team eccezionale"

Salve! Oddio sono davvero agitata! Tutte le mattine e´un´emozione cosi´grande... Capite... la responsabilita´che ho...che abbiamo il mio team ed io....Come? Ah gia´, non sapete chi sono!.. Scusatemi , non mi sono presentata, che stupida! Sono Belinda. Belinda la "tazza della prima colazione". Io e il mio gruppo siamo quelli del Buongiorno tutti i giorni. Insomma dipende da noi, diciamolo pure, un buon inizio di giornata e ....., beh so che non  basta solo questo ma... chi ben inizia e´a meta´dell´opera, no ?!
E se qualcosa andasse storto? In questa famiglia sono cosi´suscettibili! Ogni mattina e´un vero e proprio test di abilita´. Poveri noi!
Ma continuiamo con le presentazioni. Ecco a voi Giovanna, la tovaglia. E´sempre molto puntuale e, menomale, perche´non potremmo cominciare senza di lei. E´molto carina, leggera, delicata, un tipo molto tranquillo.
Ha un amico che arriva sempre insieme a lei, Lindo, il tovagliolo, uno assai affidabile.
Poi cé´Bastiano, il bricco del latte, viene dal nord, ama la natura, la montagna, le vallate. Anche Bastiano e´un tipo molto calmo. Saltuariamente di sera, prima che i componenti della famiglia vadano a coricarsi, fa qualche straordinario, cosi´rilassa un po´anche loro.
Ma adesso cambiamo radicalmente genere. Si´perche´chi vi presento e´tutto meno che rilassata. Ecco a voi: Reginella, la caffettiera. Ha origini napoletane e ne e´orgogliosissima e si crede proprio la regina della festa. E´assolutamente convinta che senza il suo caffe´non esista un vero Buongiorno. E quanto e´permalosa! Se se la prende con qualcuno di noi, comincia a sbuffare sul fornello e a schizzare tutto intorno il suo veleno, hops, volevo dire il suo prezioso caffe´! Povera me se mi sente parlare cosi´!
A dire il vero, sono molto legata a Dino e a Serafina. Il nostro e´proprio un sodalizio di vecchia data. Io e Dino... beh, si´, lo ammetto, c' e' del sentimento. Dino e´il mio cucchiaino! Come e´carino e gentile....lucido e scintillante! Mentre Serafina e´la mia amica del cuore, la zuccheriera. Un po´di dolcezza e´d´obbligo per tutti al mattino, ma lei non e´soltanto dolce,  e´ una davvero tosta... energica, ecco!
Certamente anche Nina, la marmellata, insieme a Teodoro, il panetto di burro, sono tanto calorosi ma .... meno eleganti, un po´,  come si dice, gente di campagna, bravi e  sicuramente tanto, tanto genuini.
Comunque e´proprio vero: non e´tutto oro quel che luccica! Infatti io, Dorella la fetta biscottata, spesso non la sopporto, specialmente quando si porta dietro i suoi amici, quelli scatenati della Sfregolini Band, piccoli antipatici, insopportabili minuzzoli, Arrivano e fanno una confusione! Sono maledettamente´entranti ed appiccicosi, si infilano dappertutto. Tutta colpa di Dorella, quante arie che si da´poi....perche´ e´straconvinta che nessuna sia bionda e friabile come lei!....
Pero´ devo dire ognuno ha diritto di avere il proprio carattere e le proprie fissazioni. Alla fine noi, tutti insieme, siamo davvero una bella squadra di veri professionisti.
Ma.....vi ho parlato di tutti tranne che di me!... Sapete, rimanga fra noi, la vera "star" non posso che essere io. Si´perche´sono qualcosa di molto personale, sono stata scelta espressamente per la mia forma, i miei disegni, i miei colori... e poi, perdonatemi un po´di immodestia, ma quando Dino, il cucchiaino, mi fa....tintinnare..ah che musica!...
Oh, ecco la famiglia in arrivo. Al lavorooo! Dai ragazzi, stiamo pronti ai nostri posti e .....Buongiorno a tutti !!!

mercoledì 19 gennaio 2011

Luce

Non voglio piu' ricordare
e maledire
la notte che ti ha portato via.
Anche le stelle come te si consumano.
Quello che tuttora mi sorprende
...e' la tua luce.
Si riproduce
all' infinito
e continua ad illuminare
ogni mio passo.

venerdì 14 gennaio 2011

.....Adryole...adryole....adryole......

Le "adryole" sono tutte le mie parole. Quelle che girano per la testa senza sosta, ma anche quelle che se ne stanno rannicchiate in qualche angolino poco illuminato. Quelle sempre pronte a mostrarsi e quelle che preferiscono restare tra le ultime file. Quelle che adorano esibirsi,  giocare e danzare con i miei pensieri e quelle che attendono di essere lette,  per poter essere proprio loro a crearne di nuovi e farli turbinare nella mia mente.
Quelle leggere, fresche, profumate e morbide come camelie. Quelle forti, decise e un po' aspre come corbezzoli.
Quelle risultanti  dalla ragione.Quelle partorite dalla passione.
Quelle che mi stuzzicano, mi solleticano, mi pungolano, mi agitano, mi spingono.
Quelle che mi adulano, mi seducono, mi invitano, mi innamorano, mi posseggono.
Quelle che si posano sulla pelle trsformandosi in lacrime o brividi.
Quelle che fanno aprire o chiudere gli occhi e il cuore.
Quelle che tengo stese ad asciugare al vento per essere pronte alla prossima occasione.
Quelle che forse non riusciro' piu' a trovare, riposte chissa' dove.....