Howard sognava e desiderava. Aveva gia' scoperto cos'era il desiderio. E quel desiderio era continuato a crescere con lui.
Erano passati molti anni. Dopo la morte dei suoi genitori Howard si era trasferito a Seattle diventando uno dei circa 40.000 dipendenti della Boeing Company, la grande industria aeronautica. Era operaio specializzato, lavorava in squadra, guadagnava abbastanza bene, o perlomeno a lui bastava e avanzava. Aveva la sua casa, la sua auto, il suo grande frigorifero, insomma si sentiva egregiamente integrato nel sistema.
Vivere solo non era stato assolutamente un problema per un tipo come lui. Certi giorni non aspettava altro che potersene restare tranquillo, nella sua casa, nel suo garage, a fare progetti. O meglio, a dedicarsi al suo grande progetto. Quello che era diventato lo scopo da raggiungere , il premio finale, la sua conquista, la sua vera realizzazione. Ed ora, lo sentiva, mancava davvero poco a vederlo pienamente completato.
Qualcosa lo distrasse dalle attivita' domestiche alle quali si dedicava al ritorno dalla fabbrica. Era un rumore. Lo conosceva bene. E sapeva anche da dove proveniva: dal suo garage. Rimesto' ancora la carne a tocchetti nella ciotola e scese.
Doveva stare attento. Queen stava diventando pericolosa e aggressiva. Apri' il bandone basculante del garage con vigile cautela.
Queen diventava docile, tremante e atterrita solo quando Howard impugnava la sua "Cheyenne". Allora si acquattava e non mostrava piu' i denti, non gridava, non spalancava i suoi grandi occhi , non allargava le narici scure e umide. Diventava una gattina sotto le sue mani esperte. Mancavano, infatti, solo poche macchie, sui glutei. Queen era bellissima, il muso perfetto, anche la pelle maculata intorno agli occhi e al naso era stata tatuata perfettamente. Che fortuna per lui aver conosciuto quel vecchio tatuatore navajo a Phoenix.
Ia campanella alla catena di Queen tintinnava : aveva fame la creatura ! Anche la scelta di quella ragazza di origine asiatica si era rivelata davvero ottima. Infatti il colorito ambrato della sua pelle era perfetto come sfondo alle macchie, tondeggianti, brune, che Howard tatuava con cura e dovizia ormai da quasi un anno, con almeno tre sedute quotidiane. E anche rapirla non era stato poi cosi´ difficile. Quella ragazza batteva da mesi intorno al quartiere e un uomo solo.....e´ lecito che si conceda un po´di compagnia....
Inoltre era immigrata da poco e conosceva poco la lingiua, Meglio cosi'. Durante le sedute di tatuaggio non veniva distratto, disturbato. Queen non avrebbe gridato per tutto il tempo, tanto non avrebbe capito le sue parole, le sue inutili, patetiche .fastidiose richieste di pieta´. A poco a poco i suoi lamenti, pur continui, erano diventati perfetti latrati, mugolii, sibili. Spesso si limitava a grattare, con ormai le lunghe unghie, il suolo del garage.
Cosi' Queen aveva imparato ad essere docile e collaborativa, cosa che rendeva tutto piu' bello e meno doloroso.
_Vieni, vieni, toh..Ecco la tua carne di cavallo bella fresca!...Mangia ! Come sei bella Queen !.. Guarda ho un bel regalo per te, ma te lo daro' solo quando avremo completato il tuo bel manto, amore..-
Queen solleva il muso e stringe i suoi occhi obliqui... una goccia scende a bagnare la sua meravigliosa pelle di leopardo. Mangera´ tutto il contenuto della ciotola e si sottomettera´all´opera del suo padrone. Spera che oggi finisca il lavoro. Quando il suo corpo sara´totalmente maculato, se Howard sara´soddisfatto, meritera´il suo dono. Il lungo guinzaglio con il collare di pelle nera e borchie di metallo con inciso il suo nome : Queen, la regina della savana.
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