lunedì 7 marzo 2011

" L'abito della festa" I parte


Eveline aveva accettato volentieri di uscire con Gary. Era diventato un cliente piuttosto assiduo del bar, sempre gentile, ma mai appiccicoso, insomma non come quei tipi che cercano tutte le mattine di attrarre la tua attenzione con le solite stupide battute a doppio senso o pavoneggiandosi con l'amico o il collega, parlando, volontariamente a voce alta, delle proprie imprese sportive o, peggio ancora, amatorie.
Tra l'altro era rimasta colpita dal suo aspetto preciso, curato, anche se un po' anonimo, un po' antiquato. Sembrava proprio un tipo serio, misurato nei modi. Le si era sempre rivolto con un tono di voce pacato, un po' basso e leggermente roco che lei trovava incredibilmente sexy, proprio perche' naturale, di certo non studiato.Lo aveva confidato anche alla signora Ruth, la proprietaria del bar dove lavorava da due anni. Si trovava bene con lei e suo marito, il signor Dan. Le avevano insegnato il lavoro e la trattavano, ormai come una di famiglia. Era stata fortunata a trovare quel posto, adesso sentiva che poteva cominciare a fare progetti e mettere da parte qualche risparmio per il suo futuro.
La signora Ruth le sorrideva e le lanciava lunghe occhiate di intesa quando, solitamente, verso le 9.00, Gary entrava nel bar ordinando il suo caffe' lungo.
Ma si', aveva fatto bene a fissare quell'appuntamento . Alle 20.00 davanti alla chiesa di St. James.
Non sapeva bene dove lavorasse Gary. Senz'altro in una di quelle aziende di informatica o commerciali che erano cosi' numerose nel quartiere. Di certo li' non abitava. Arrivava sempre in auto e parcheggiava proprio davanti al bar. Veniva da fuori ma, durante le loro brevi conversazioni, non avevano mai toccato l'argomento. Parlavano di musica, invece.Pur non avendo gli stessi gusti. Gary amava ritmi lenti e sofisticati, mentre Eveline adorava il funky. In realta' sapevano poco l'uno dell'altra, ma avrebbero senz'altro approfondito in serata. Uscivano per questo insieme, no?!
Era proprio un tipo originale. Anche l'invito lo era stato. Gary le aveva parlato di una festa organizzata in una casa in campagna da una coppia di suoi amici, gli Harris. La festa era di quelle " a tema " .Aveva anche un titolo: "The white lady". Tutte le donne dovevano indossare un abito bianco, scarpe e borsa rigorosamente dello stesso colore, capelli raccolti in uno chignon fermato da un nastro, ovviamente bianco. Eveline non vedeva l'ora. Troppo divertente ed eccitante. Aveva cercato le scarpe da un mese fra le offerte dei magazzini della citta'. La borsa se l'era fatta prestare dalla signora Ruth, che ne aveva una stile anni '60, ma come nuova e che era perfetta con il vestito stile "bambolina" di Eveline. Si', era veramente uno zuccherino, cosi' agghindata, non c'e' che dire!
Si preparo' con cura e alle 19.55 era davanti alla chiesa ad aspettare Gary, che arrivo' puntuale. Durante il percorso la ragazza tempesto' Gary di domande sulla serata che li aspettava: era troppo curiosa! Lui sorrideva e ogni tanto si girava a guardarla teneramente senza peraltro darle tutte le informazioni che lei desiderava ormai piu' di ogni altra cosa.
Infine arrivarono alla villetta del grande evento. Le luci accese all'interno e la musica che sentiva provenire aumentavano la sua eccitazione. Gary la spinse per il braccio delicatamente verso l'ingresso.
Entrarono. Gary le sorrise e le chiese di attendere un momento il suo ritorno mentre lui cercava la padrona di casa.
Eveline intanto si guardo' intorno. La villa era una costruzione piuttosto vecchia e, rispetto all'esterno, le sembrava anche vagamente fatiscente. C'era odore di umidita', di muffa, di chiuso. Come fossa stata disabitata da molto tempo. Si allungo' dalla sedia e riusci' a sbirciare dalla porta socchiusa parte della sala. Vide una grande finestra. Era chiusa. No, spalanco' gli occhi, era sbarrata. Fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco quando si rese conto che c'erano due grosse assi di legno incrociate e fermate con grossi chiodi. Istintivamente si alzo' e si diresse verso il portone che trovo' chiuso con uno strano marchingegno di ferro mezzo arrugginito. Comincio' a provare affanno, come se i suoi polmoni avessero dimenticato il giusto ritmo , regolare, utile per la respirazione. C'era qualcosa che andava controtempo dentro di lei e che non riusciva piu' a controllare. Sapeva di cosa si trattava. Paura, era paura. Ma dov'era Gary? Segui' un'altra domanda : Chi era Gary?
Nella scala delle sensazioni umane dopo la paura , c'e' il terrore. E fu terrore, terrore che la penetro' nella carne, nella mente, nel cuore quando, spinta la porta, davanti ai suoi occhi si presento' una scena tanto orribile, quanto assurda, pazzesca.
La sala era addobbata a festa, fiori, festoni, candele di varie forme e colori accese, la tovaglia ricamata bianca e oro, calici di cristallo, piatti di porcellana fine, frutta.
Tutto intorno alla sala, in circolo erano sistemate sei poltrone di velluto blu.
Sei ragazze sedute, sistemate come tante bambole in mostra. I loro occhi fissavano sbarrati un punto invisibile al centro della stanza. La lora gola aveva lo stesso segno rosso scuro ,circolare, profondo. Erano perfettamente curate e truccate. I capelli raccolti in uno chignon e fermati da un nastro dello stesso colore del loro abito.
Ogni abito un colore: rosso, verde, azzurro, giallo, rosa, arancio.
Mancava solo lei: la White lady.

1 commento:

  1. Ciao,complimenti, un testo scritto veramente bene.
    Buona serata e auguri per domani.

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