lunedì 7 marzo 2011

Attitudine.

Abitudine ? No, piu' precisamente attitudine a saper accettare i soliti sguardi persi in particolari spesso banali, senza emozioni.
Spesso c'era chi gli passava davanti senza nemmeno notarlo.
Cosi' trascorreva il tempo a riflettere nella realta' silenziosa di quell'appartamento al terzo piano: una riproduzione di Matisse, il cappello e la sciarpa appese, i fiori secchi, un giornale, la lampada, la parete verde chiaro.
Tu non sei in casa.
Ieri sera: i tuoi occhi disperati, il naso arrossato, le ciocche scomposte dei tuoi capelli, le spalle scosse dai singhiozzi, il mascara colato, sembravi un piccolo clown triste in tailleur.
Ti sta aspettando. Intanto, stanco di tutto quello che lo circonda, si accorge che il giorno e la luce stanno cedendo spazio alla sera e quando ci sara' solo oscurita' , questa con tutta la sua densita' gli si riversera' addosso.
Allora, al tuo specchio, non restera' che rifletterla fino al tuo ritorno.

Nessun commento:

Posta un commento